Storytelling è narrazione. Uno strumento nato per veicolare storie, cultura, informazioni, dapprima in forma orale, poi scritta, infine digitale. All’inizio degli anni ’90 i marketer americani intuirono le potenzialità della narrazione, fantasticando su una sua possibile applicazione a spot e contenuti commerciali di aziende e prodotti. La grande risorsa da sfruttare fu individuata nella capacità, tipica delle storie, di demolire le barriere psicologiche dell’ascoltatore. Produrre un contenuto che mettesse chiunque nelle condizioni di abbandonare ogni attività e porsi in ascolto.
Da qui la necessità di costruire un messaggio in grado di:
- Interessare
- Istruire
- Intrattenere
- Ispirare
Il Video Storytelling è, nella branca visual, la forma più accattivante ed immediata di racconto. Lavorare a stretto contatto con i committenti per conoscere vissuto e segreti di attività e prodotti, permette agli operatori di settore di definire lavori che stringano una forte connessione emozionale con il target. Se un video interessa, istruisce, intrattiene, ispira e, aggiungerei, emoziona, le probabilità che il nostro contenuto generi engagement si moltiplicano. Da qui il ricordo. Da qui il successo. Del prodotto audiovisivo prima, dell’azienda committente poi.
Oltre all’immediatezza, il Video Storytelling si distingue per l’accessibilità narrativa, per la concisione dei toni, per una flessibilità economica sorprendente che permette di realizzare commercial d’impatto anche con budget esigui.
Produrre un video-racconto però nasconde una facile insidia: la struttura narrativa classica. Una comfort-zone da cui è difficile discostarsi, anche perché il fruitore medio è a suo agio con una narrazione che segua schemi ridondanti. La creatività è l’unico elemento capace di sparigliare le carte in tavola per superare l’impasse, il vero discrimine tra originalità e omologazione. La creatività che genera sorpresa nel pubblico e canalizza con veemenza il messaggio.